Recensione di Aprile
Il seggio vacante di Joanne Kathleen Rowling, ovvero la favola è finita
(The Casual Vacancy)
Mi scuso profondamente per il fatto che non sia uscito nessun post per più di dieci giorni. Avevo intenzione di far ritornare la rubrica Recensioni Epike, avevo già letto il libro in questione ed ero pronta a recensirlo, ma purtroppo quando la febbre alta colpisce io divento incapace di intendere e di volere, per cui tutto slitterà alla fine di aprile. Quindi chiedo perdono, sono stata ammalata a lungo ed una volta ripresa ci ho messo un po' a farmi tornare la voglia di scrivere e dedicarmi al blog. Ero decisamente priva di energie. E dopo aver finito la parte lamentosa di questa recensione, mi prendo un altro paio di righe per ringraziarvi tutti quanti per avermi fatto raggiungere il traguardo dei 100 iscritti. Sono onorata e lusingata di aver incontrato tutti voi e vi prometto che adesso m'impegnerò più che mai a rendere questo blog pieno di post interessanti e di spunti di lettura. Quindi grazie infinite a tutti voi, benvenuti coloro che sono appena arrivati e iniziamo questa Recensione di Aprile.
Volevo leggere questo romanzo da ormai molto tempo ed in parte l'avevo fatto: a Natale 2012 mi ero fatta regalare una copia dalla mia famiglia e l'avevo iniziato subito; era il primo libro della Rowling che usciva da quando la saga di Harry Potter era terminata ed era stato, per me, un richiamo irresistibile. Se dovessi rubare un'espressione a Leo Ortolani, direi "tipo cani di Pavlon, che la Rowling fischia, io compro". Ma sorvolando sulla mia dipendenza dalle opere di questa scrittrice, all'epoca avevo letto ben 369 pagine su 550 circa prima di fermarmi a causa della sessione d'esami invernale. Ero arrivata parecchio avanti con la storia, ma da lì la voglia di continuare è scomparsa. C'è da precisare che la trama mi stava piacendo molto. Ma purtroppo mi trovavo in quel periodo della mia vita in cui leggere mi era difficile, in cui ero persa in una vita che non mi apparteneva e nella quale avevo dimenticato ciò che davvero amavo fare. Riprendere in mano ora Il seggio vacante e terminarlo mi ha permesso di capire quanta strada sia riuscita a fare e quanto oggi io sia una persona diversa e realizzata.
La storia di questo romanzo è piuttosto complessa e affollata: siamo a Pagford, piccolo paesino di provincia perso nella campagna inglese, dove inaspettatamente viene a mancare uno dei membri del consiglio locale, Barry Fairbrother. Padre di famiglia, istruttore di canottaggio, amico, leader per la salvaguardia dei più deboli, Barry lascia un profondo vuoto nella vita degli abitanti di Pagford e ben presto scoppia una lotta politica per porre subito un sostituto al suo posto diventato vacante. Un sostituto che faccia comodo ad una delle due fazioni, mentre i drammi personali dei personaggi si consumano nel privato delle loro case e delle loro anime.
Il seggio vacante non è una storia scontata e non è una storia che ci si aspetterebbe da un'autrice come la Rowling: è sempre stata un'autrice che non ha mai avuto paura di affrontare temi anche molto forti, come la perdita, il sacrificio o la morte. Ha sempre trasmesso molto attraverso la sua storia più famosa e direi che pochi scrittori sono capaci di arrivare come lei al cuore di un lettore con tanta efficacia. Ma Il seggio vacante è tutta un'altra storia. Non ci sono sottintesi, non c'è un filtro. Le sofferenze dei personaggi sono sbattute davanti agli occhi del lettore con grande crudezza e semplicità, il problema delle droghe, della criminalità, del bullismo, delle violenze domestiche, dell'autolesionismo, persino dello stupro. Il piccolo pezzo di mondo che la Rowling ci sbatte davanti agli occhi è reale, pieno di marcio e avidità umana, pieno di difetti, di arrivismo e piccoli sentimenti disgustosi. I personaggi di questa storia sono tantissimi, almeno cinque adolescenti e molti adulti, chi più chi meno protagonista della storia, ma tutti in profonda difficoltà dopo la morte di Barry. Perché più si va avanti con la storia più ci si rende conto che soltanto Barry era puro d'intenti e generoso a Pagford. Tutti gli altri si dibattono nella loro profonda infelicità e nelle loro egoistiche ambizioni personali.
Il seggio vacante è un libro che ho amato e che consiglierei a chiunque. I personaggi e le vicende sono ben congegnati, tutto fila e si conclude alla perfezione. Nel bene o nel male. Questa storia mi ha fatto capire che la favola è finita, che si torna alla realtà. Che si cresce. Che si devono aprire gli occhi su certe cose e su certe realtà. E soprattutto che un grande scrittore, se è davvero grande, sa creare storie meravigliose di qualsiasi cosa decida di scrivere.
Volevo leggere questo romanzo da ormai molto tempo ed in parte l'avevo fatto: a Natale 2012 mi ero fatta regalare una copia dalla mia famiglia e l'avevo iniziato subito; era il primo libro della Rowling che usciva da quando la saga di Harry Potter era terminata ed era stato, per me, un richiamo irresistibile. Se dovessi rubare un'espressione a Leo Ortolani, direi "tipo cani di Pavlon, che la Rowling fischia, io compro". Ma sorvolando sulla mia dipendenza dalle opere di questa scrittrice, all'epoca avevo letto ben 369 pagine su 550 circa prima di fermarmi a causa della sessione d'esami invernale. Ero arrivata parecchio avanti con la storia, ma da lì la voglia di continuare è scomparsa. C'è da precisare che la trama mi stava piacendo molto. Ma purtroppo mi trovavo in quel periodo della mia vita in cui leggere mi era difficile, in cui ero persa in una vita che non mi apparteneva e nella quale avevo dimenticato ciò che davvero amavo fare. Riprendere in mano ora Il seggio vacante e terminarlo mi ha permesso di capire quanta strada sia riuscita a fare e quanto oggi io sia una persona diversa e realizzata.
La storia di questo romanzo è piuttosto complessa e affollata: siamo a Pagford, piccolo paesino di provincia perso nella campagna inglese, dove inaspettatamente viene a mancare uno dei membri del consiglio locale, Barry Fairbrother. Padre di famiglia, istruttore di canottaggio, amico, leader per la salvaguardia dei più deboli, Barry lascia un profondo vuoto nella vita degli abitanti di Pagford e ben presto scoppia una lotta politica per porre subito un sostituto al suo posto diventato vacante. Un sostituto che faccia comodo ad una delle due fazioni, mentre i drammi personali dei personaggi si consumano nel privato delle loro case e delle loro anime.
Il seggio vacante non è una storia scontata e non è una storia che ci si aspetterebbe da un'autrice come la Rowling: è sempre stata un'autrice che non ha mai avuto paura di affrontare temi anche molto forti, come la perdita, il sacrificio o la morte. Ha sempre trasmesso molto attraverso la sua storia più famosa e direi che pochi scrittori sono capaci di arrivare come lei al cuore di un lettore con tanta efficacia. Ma Il seggio vacante è tutta un'altra storia. Non ci sono sottintesi, non c'è un filtro. Le sofferenze dei personaggi sono sbattute davanti agli occhi del lettore con grande crudezza e semplicità, il problema delle droghe, della criminalità, del bullismo, delle violenze domestiche, dell'autolesionismo, persino dello stupro. Il piccolo pezzo di mondo che la Rowling ci sbatte davanti agli occhi è reale, pieno di marcio e avidità umana, pieno di difetti, di arrivismo e piccoli sentimenti disgustosi. I personaggi di questa storia sono tantissimi, almeno cinque adolescenti e molti adulti, chi più chi meno protagonista della storia, ma tutti in profonda difficoltà dopo la morte di Barry. Perché più si va avanti con la storia più ci si rende conto che soltanto Barry era puro d'intenti e generoso a Pagford. Tutti gli altri si dibattono nella loro profonda infelicità e nelle loro egoistiche ambizioni personali.
Il seggio vacante è un libro che ho amato e che consiglierei a chiunque. I personaggi e le vicende sono ben congegnati, tutto fila e si conclude alla perfezione. Nel bene o nel male. Questa storia mi ha fatto capire che la favola è finita, che si torna alla realtà. Che si cresce. Che si devono aprire gli occhi su certe cose e su certe realtà. E soprattutto che un grande scrittore, se è davvero grande, sa creare storie meravigliose di qualsiasi cosa decida di scrivere.
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