Perché leggere i classici
Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, ovvero l'onore di accompagnare un uomo nella sua vita
(Mèmoires d'Hadrien)
Ci ho messo anni a leggere questo libro, tre tentativi ed infine quasi venti giorni per finirlo. Mi è sempre stato difficile l’approccio, facevo abbastanza fatica ad ingranare e a farmi prendere dalla lettura. Tuttavia questa volta mi sono impuntata, ho iniziato con calma, ma ho perseverato fino alla fine, ed ora posso dire che ne è valsa assolutamente la pena. Memorie di
Adriano non è un libro semplice da cominciare. Marguerite
Yourcenar, è molto particolare come scrittrice: vi invito ad andarvi a leggere
qualcosa della sua vita perché solo quella sembra un romanzo. Figlia di una famiglia molto benestante che le ha assicurato studi classici approfonditi - a cui lei ha risposto che viva passione per la sua precoce età - ha imparato il latino a dieci anni e a dodici il greco. Insomma, anche lei è un personaggio. Ha viaggiato molto seguendo il padre, si tratta in conclusione di una figura bizzarra e affascinante, assolutamente fuori dagli schemi del tempo.
Il libro in questione è stato pubblicato nel 1951. Lo stile segue il ritmo del discorso interiore del personaggio principale, si dipana tra le matasse di pensieri e richiede parecchia attenzione per essere seguito e compreso appieno. Narra la storia dell’imperatore di Roma Adriano, vissuto tra il 76 e il 138 dopo Cristo. Erede di Traiano, che era stato un condottiero instancabile e generale dalle grandi ambizioni, Adriano si trova a governare Roma nel momento della massima espansione territoriale e deve fare delle scelte: insegnare la pace e una cultura di dialogo in un mondo che fino a quel momento si è conquistato e soggiogato quasi senza interruzioni. Per tutti e venti i suoi anni di regno, la vita di Adriano sarà protesa verso questo scopo, ma ci sarà anche il tempo per l’amore e la ricerca spirituale in questo grande imperatore.
Il libro in questione è stato pubblicato nel 1951. Lo stile segue il ritmo del discorso interiore del personaggio principale, si dipana tra le matasse di pensieri e richiede parecchia attenzione per essere seguito e compreso appieno. Narra la storia dell’imperatore di Roma Adriano, vissuto tra il 76 e il 138 dopo Cristo. Erede di Traiano, che era stato un condottiero instancabile e generale dalle grandi ambizioni, Adriano si trova a governare Roma nel momento della massima espansione territoriale e deve fare delle scelte: insegnare la pace e una cultura di dialogo in un mondo che fino a quel momento si è conquistato e soggiogato quasi senza interruzioni. Per tutti e venti i suoi anni di regno, la vita di Adriano sarà protesa verso questo scopo, ma ci sarà anche il tempo per l’amore e la ricerca spirituale in questo grande imperatore.
Scritta in forma di lettera al nipote adottivo Marco Aurelio, Adriano in punto di morte ripercorre tutta la sua vita per spiegare l’eredità che lascia ai suoi successori. Il suo essere un visionario, il suo desiderare la pace per il mondo intero dopo tutte le guerre e le sofferenze che si sono succedute fino a quel momento. Adriano è consapevole del potere che possiede, dell’importanza della sua figura nel corso della storia. Bellissime sono le riflessioni sul futuro o su l'eternità di Roma, su quanto le sue decisioni influenzeranno la vita di milioni di persone nel presente e nel futuro. Dopo i primi capitoli, in cui bisogna abituarsi alla scrittura particolare della Yourcenar, la voce di Adriano ti cattura e ti trascina con sé, nel freddo dell’est Europa, nella vitalità intellettuale di Atene, nel caldo dell’Egitto e dell’Asia, ovunque l’imperatore vada nei suoi lunghi viaggi, in qualunque avventura lui viva. Per coloro che amano i libri con tanta azione, sappiate che non è un libro per voi. I fatti che accadono sono tutti narrati a posteriori con l’evanescenza di un ricordo e sempre intrecciati con i pensieri e le sensazioni dell’imperatore, come l’edera ad un traliccio di legno. E’ un libro pieno di dolore, di sofferenza, di ricerca di sé attraverso le infinite religioni misteriche che popolano l’Oriente; ma anche pieno di amore, soprattutto di un amore rimpianto. Su l’amore intercorso tra Adriano e il giovane Antinoo non dirò nulla, lascerò che voi lo scopriate dalle pagine del libro. Tanto è stato detto, ma credo che solo leggendo si possa capire cosa significa amare e perdere, portarsi sempre dietro l’ombra del ricordo e il vuoto che una tale mancanza comporta. L’amore di Adriano per Antinoo non è qualcosa che si può spiegare, ma che si può vedere, nell’infinito numero di statue dell’amato che l’imperatore ha fatto spargere in tutto il suo impero. Io l’ho intravisto a Londra, quattro anni fa, nei loro busti esposti vicini. E così saranno, per sempre.
Alla fine Adriano si prepara a morire. Voglio dirvelo perché penso che non sia un’anticipazione, ma piuttosto un’ovvietà. Al termine della vita, un uomo viene a mancare. Adriano ha tutto il tempo per prepararsi. Adriano se ne va e ciò che lascia è l’onore di accompagnare un uomo tale fino all’ultimo respiro. La presa di consapevolezza, la ribellione dello spirito di un uomo fiero e padrone di sé per tutta la vita alla fine cedono il posto all’accettazione, all’abbraccio delle ombre, che lui ritiene reali quanto lui. Tutti quelli che ha amato sono lì ad attenderlo, e lui è pronto a partire per il nuovo viaggio con la dignità che l'ha sempre contraddistinto. Credo che, nonostante tutta la fatica iniziale, Memorie di Adriano sia un libro fondamentale: mi ha regalato una concezione della Storia che avevo perso o che forse la mia – nostra – epoca non mi ha mai dato. Un classico in piena regola che narra di un uomo che valica i secoli per parlare fino a noi. Quindi il mio consiglio è questo, non commettete lo stesso errore che ho fatto io: non aspettate a leggerlo. Adriano avrà qualcosa da mostrare ad ognuno di voi.
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