L'anima di Ilsie n° 26

Gli scrittori dell'Olocausto

Oggi articolo a sorpresa, anche per me. Sì, perché avevo annunciato che causa sessione d'esami avrei rallentato un po' il ritmo del blog e avrei saltato il quinto post mensile. Tuttavia, vista la ricorrenza e vista l'importanza che da sempre ha rivestito nella mia vita l'evento che si commemora oggi, mi sembrava sbagliato non scrivere almeno due parole al riguardo. E ci tenevo a scriverle oggi non tanto per il fatto della Giornata della Memoria in sé, quanto per cercare che creare davvero un dialogo con tutti voi per quanto riguarda proprio l'Olocausto operato dai Nazisti contro il popolo ebraico.

Piccolo momento confidenza: un ramo della mia famiglia è di origine ebraica, anche se non professa la religione già da diverse generazioni. Tuttavia al di là di questa lontana ascendenza, ho sentito sempre fin da bambina un forte legame con il fatto storico dell'Olocausto e un forte impulso all'indagine. La cosa si è evoluta negli anni, tramite studi, letture, un viaggio ad Auschwitz ed infine la tesi di laurea alla Triennale di Lettere. E' sempre stato qualcosa di presente nella mia vita, a volte in modo evidente e altre volte sopito e latente. Una sorta di quest, diciamo. E per me è sempre stato fondamentale parlarne con tutti, creare dialoghi e confronti, sentire quello che avevano da dire loro e poi ribattere a mia volta. Ogni volta ho cercato di andare ancora più in profondità dentro la questione e dentro di me. In fondo sentivo che quel pezzo, non molto lontano, di storia mi apparteneva.

Vedo un problema molto evidente nella questione. Se ne parla tanto, si è tartassati ogni anno in questo periodo e noi ci sentiamo la coscienza a posto. La verità a mio parere è che se parla tanto e male, per cui ormai siamo assuefatti e la vera portata dell'evento storico non ci arriva più. Se ne parla in maniera molto superficiale. Ci sono talmente tante implicazioni e aspetti da analizzare sotto la crosta che io neanche osavo immaginare. Con questo dico solo che forse dovremmo avere tutti un po' più di spirito di ricerca. E non solo in questo giorno. Al di là delle polemiche, che lascio cadere qui perché non m'interessano più di tanto, oggi sono qui per parlarvi di alcuni libri - e i loro autori - che io consiglio e che ritengo fondamentali per iniziare appena a rompere la superficie. Una caratteristica li accomuna quasi tutti: sono storie autobiografiche. Storie vere e raccontate da chi le ha vissute. Sarò sincera, non amo le storie inventate riguardo a questa faccenda, credo che le fonti siano più che sufficienti. Di ognuno dirò giusto qualcosa per darvi un'idea. Senza indugiare oltre, iniziamo.
  • Un sacchetto di biglie di Joseph Joffo: il primo libro di cui vi parlo è la storia autobiografica dello scrittore che nel 1941, quando la Francia viene invasa dai tedeschi, è solo un bambino ebreo di dieci anni. I suoi genitori prendono una difficile decisione per salvare i propri figli: dividersi e scappare nel sud della Francia a piccoli gruppi per non essere catturati tutti insieme. Joseph allora insieme al fratello maggiore Maurice inizia il suo viaggio verso la salvezza, tra ostacoli e avventure, cercando di sfuggire ai rastrellamenti nazisti. Quello che colpisce di questa storia è la capacità d'intraprendenza di questi due bambini, tutto quello che loro fanno per sopravvivere e arrivare a destinazione. E quello che davvero fa impressione è che si tratta di una storia vera e che mostra un lato quasi inedito dell'Olocausto, cioè la realtà della fuga dai rastrellamenti e dalla deportazione. Un romanzo che ho letto da ragazzina, ma che ancora oggi mi porto nel cuore. Lo consiglio a tutti coloro che magari vogliono partire da una lettura più tranquilla e scritta da punto di vista spensierato di un ragazzino. 
  • Lasciami andare, madre di Helga Schneider: vi parlo anche di un'altra storia autobiografica, quella della tedesca Helga Schneider, che mostra la realtà del Nazismo dall'altra parte. Figlia di una donna arruolata come volontaria nelle SS e che quindi va a lavorare come guardia in un campo di concentramento, Helga convive con una pesante eredità. Questo libro narra dell'ultimo incontro che Helga ha con la madre, ormai vecchia. Quello che la donna cerca nel genitore è una sorta di pentimento, un senso da dare all'intera vicenda. Credo che sia un libro necessario per saperne un po' di più e conoscere meglio la mentalità d'odio che ha scatenato la guerra e il genocidio. La Schneider ha scritto moltissime cose sull'Olocausto visto dagli occhi di una donna ariana e spero in futuro di leggere molto altro scritto dalla sua penna. Racconta di come una volta incontrò Hitler nel suo bunker, durante una sorta di gita educativa per i bambini del Reich. Racconta di come si debba convivere con la consapevolezza che la propria madre è stata una SS convinta e volontaria. Assolutamente da leggere.
  • Diario di Anne Frank: non potevo non citarla e credo che le mie parole siano superflue. Una delle testimonianze più pure e vive dei perseguitati. Una ragazzina come tante altre, che è perennemente in contrasto con la madre, che si avventura fiduciosa verso il suo futuro, che raccoglie tutti i suoi pensieri in un diario, sognando di diventare una scrittrice. In un certo senso ce l'ha fatta, ma non ha mai potuto vedere il risultato delle sue fatiche. Il padre di Anne pubblicherà i diari dopo la fine della guerra e da allora sono un simbolo. Prima censurati, oggi pubblicati per intero, i diari di questa ragazzina sono una perla preziosa in tutta la memorialistica dell'Olocausto e sono umanamente una delle testimonianze secondo fondamentali per capire l'orrore del genocidio nazista. 

  • Vedi alla voce: amore di David Grossman: libro letto nel 2015 tra ottobre e novembre, l'avevo scoperto grazie ad un mio professore universitario che ne aveva parlato come il libro più bello sull'Olocausto, scritto da un autore della generazione successiva. Questo libro è una piccola eccezione rispetto a questa lista: non è un'autobiografia, ma piuttosto un'opera inventata, l'unica che ho ammesso in questo articolo. Perché? Perché si tratta probabilmente del libro più difficile che io abbia mai letto. Niente è semplice in questa storia, tutto ti va di trasverso e resta indigesto. Non fraintendetemi, non è una questione di puro "mi piaciuto, non mi è piaciuto", è qualcosa di molto più complesso. La storia si articola in quattro parti, ognuno con un punto di vista differente e segue di fatto la vita contorta e perennemente in pena di Schlomo/Momik, figlio e nipote di sopravvissuti al campo di concentramento. Quello che Momik deve affrontare, prima da bambino e poi da adulto, è il dolore e la costante paura che annebbia la vita degli adulti che lo circondano. E poi dovrà fare in modo di sopravvivere a sua volta alla consapevolezza di quello che è accaduto nei campi di concentramento. Ho detto che si tratta di una storia difficile, ora contestualizzerò il pensiero: è giusto che sia una storia difficile, che ci si mette settimane a finirla, che resti indigesta nel lettore, che lo metta in difficoltà davanti alle parole. E' giusto perché fisicamente è una storia che proietta molto bene nel disagio e nel dolore che devono aver provato le persone di quel tempo. 
  • Primo Levi: l'autore della mia tesi di laurea, il mio primo punto di arrivo in questa ricerca. Approfondire così tanto uno scrittore per me è stata un'esperienza nuova e molto formativa. Mi ha permesso di concentrarmi davvero su quello che stava dietro alla scrittura dei suoi romanzi, di capire e interpretare le sue parole, di seguire l'evoluzione del suo pensiero in quarant'anni di attività letteraria. Levi è un bravissimo scrittore - per quanto dica di essere solo un testimone -, umano e con una scrittura che penetra in profondità. Levi riesce ad essere vita anche quando scrive della sua esperienza passata nel campo di concentramento di Buna-Monowitz. Per farlo ha scelto il mezzo potente della letteratura, che per la sua stessa natura è l'unica in grado di trasmettere davvero cosa sia successo nei campi di concentramento. "Accompagnare" Levi nel percorso attraverso i suoi libri è stato per me un vero onore e salutarlo alla fine mi ha fatto molto male. I libri in particolare che consiglio sono: Se questo è un uomo, La tregua, I sommersi e i salvati.


Questi sono i libri che oggi consiglio a voi da leggere. Se ne conoscete altri, se avete qualcosa da dire, vi aspetto nei commenti per sapere la vostra al riguardo. Noi ci vediamo il 1° febbraio con la recensione del mese e con questo auguro una buona - e profonda - Giornata della Memoria a tutti.

Ilsie.

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